venerdì, giugno 22, 2007

Anni 50 nati dalla guerra.


Non so' se capita anche a voi ma la memoria non è a settori,qui quell'anno,qui quel mese quel giorno e via dicendo,no spazia semplicemente
avanti e indietro nel tempo collegando ricordi e situazioni indipendetemente dalla logica e dalla volontà.Dico questo perchè scrivendo
degli anni 70 sono riaffiorati ricordi,per me altrettanto importanti,degli anni 50 anzi del 1957/58,la mia bellissima infanzia "tra la via
emilia e il West".Si perchè il quartiere dove sono cresciuto,santa viola a Bologna,allora era ancora immerso nella campagna,sotto casa un
campo dove si svolgevano infinite partite di calcio tra le varie vie del quartiere e dove,non ricordo in che mese,si fermava un pastore con
il suo gregge di pecore.Una pecora,come vuole madre natura,decise di partorire davanti ai nostri occhi,beh fu da quel giorno che
cominciammo a nutrire seri dubbi su cavoli e cicogne.Altra cosa importante per noi erano"il campo e la casa e dei cretini"zona dove
probabilmente,su i ruderi della casa bombardata dove giocavamo,prima della guerra esisteva un manicomio e da qui il nome che si portò
appresso fino alla sua demolizione sostituita da una modernissima fabbrica(La Castelli) ed il campo sostituito da un centro
sociale/bocciofila/campi da tennis/giardinetti.Il contadino era,ovviamente,il centro delle nostre attenzioni sopratutto nel periodo della
frutta,cosa c'è di meglio di un frutto rubato dall'albero?Nulla penserete voi,ma non quando il contadino corre forte e spara con una
doppietta caricata a sale bisogna avere gambe svelte!Nel nostro piccolo mondo fatto di 4 o 5 strade non ancora asfaltate,di campi di
grano,non esistevano praticamente pericoli,tranne il cadere dagli alberi e dalla inseparabile"bici",di auto ne circolavano 4 o 5 al
giorno,gli inverni portavano sempre tanta neve e l'estati tanto sole.Poi c'era la ferrovia con il suo"mostro a vapore",una vecchia
locomotiva a carbone addibita alle manovre di spostamento vagoni.Noi li' a bocca aperta,era uguale al mio modellino Rivarossi,fino a che un
giorno il macchinista ci fece salire nel caldo torrido e fumoso della cabina di guida,tra lui e il calore della caldaia noi facemmo quei 2
o 300 metri che ci fecero sentire Pecos Bill,Toro Seduto,le giubbe rosse,nordisti e sudisti tutto in una volta sola.E il fiume
Reno?Indimenticabile.L'inquinamento,se c'era,non doveva essere un granchè visto che nei periodi di secca ci facevamo il bagno,catturvamo
rane,salamandre,bisce d'acqua(povere bestie,che brutta fine) e con la fionda tiravamo sassate ai topi.Una cosa pericolosa però c'era anche
allora ed erano i residuati bellici,bombe inesplose,ma anche armi forse malamente sotterate o abbandonate nel dopoguerra,in quel caso si
chiamava il nostro nemico/amico contadino che,coraggiosamente armato di carriola,caricava il tutto e buttava nel pozzo.Poi i Prati di
Caprara con le torrette della zona militare e le seninelle sonacchiose che fingevano di non vederci "alla guida" dei vecchi autocarri Dodge
e Chevrolet abbandonati dagli americani.E il calzolaio siciliano fuggito dalla sua isola per non commettere un delitto d'onore,lo vogliamo
dimenticare?E "Rumagna"un'anziano che per miseria o per abitudine "ciccava"cioè raccoglieva i mozziconi delle sigarette,ne toglieva il
tabacco e con una mano sola,riempiva una cartina ed arrotalava una nuova sigaretta.Mi fermo qui',per ora,ma più scrivo più i ricordi si
affastellano uno sull altro tra maceria di vecchie e di nuove guerre,tra vecchie e nuove domande comincio un poco a smarrirmi,sarà l'ora
tarda o non so'.

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