giovedì, aprile 15, 2010

Sfinito e incazzato di Roberto Renzetti



Non sono solito fare dei taglia e incolla ma siccome avevo in mente un post simile utilizzo questo di Roberto Renzetti che rispecchia appieno il mio stato d'animo e la mia posizione politica.
Per chi volesse leggerlo tutto,compresi i commenti vada a questo indirizzo:
http://www.fisicamente.net/portale/modules/news2/article.php?storyid=1380

CAMBIARE TUTTO O MORIRE IN MODO INDEGNO

Sfinito e incazzato

Da moltissimi anni, almeno dal 1996 cerco di fare il possibile perché l'Italia non finisca in mano ai banditi, ai mafiosi, ai clerico fascisti, al peggio dell'antropologia sociale. Evidentemente ho sprecato il mio tempo e, farlo alla mia età, è davvero imperdonabile.
Ho dedicato in passato qualche tempo a studiare gli avvenimenti che mi hanno preceduto, quelli del Fascismo, della Guerra, della Resistenza, della Repubblica e della Costituzione. Mi sono appassionato alla storia di quanti, dai più diversi strati sociali, dai più diversi sentire politici e religiosi, dalle più diverse culture, seppure in minoranza, hanno cercato di raddrizzare questo Paese con vocazioni delinquenziali. E' un miscuglio di eventi che ha fatto l'Italia così come è, è una storia tutta peculiare che incombe ci esalta e ci condanna. Roma, l'Impero, poi la caduta.

Le invasioni di ogni barbaro (due bande restate stanziali in Veneto i Venedi ed in Lombardia i Longobardi, ambedue provenienti dall'Est; ma anche altre ...), di ogni incolto, di ogni ladro sono state vissute con inevitabile rassegnazione sempre crescente con il trascorrere dei medesimi eventi ed il continuo essere vittime. Invasioni, rapine, saccheggi, distruzioni, stupri,... E, sullo sfondo, una presenza costante che ha impedito ogni possibile rinascita, crescita, affrancamento, la Chiesa che, come una gigantesca sanguisuga, ha succhiato le ricchezze del Paese sterminando ogni possibile oppositore, ogni ingegno.
La vocazione della Chiesa era quella Universale poi, piano piano che i regni più lontani da Roma si secolarizzavano, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, l'attenzione della piovra si è accentrata su Spagna ed Italia. Ma mentre il primo Regno aveva strutture possenti e tali da condizionare la Chiesa stessa, ben altra sorte toccava all'Italia dove una miriade di statarelli hanno vissuto per secoli sotto dominazione e ricatto ecclesiale. La Chiesa ha instillato negli italiani tutti i sommi vizi che li caratterizzano: essere infingardi, ipocriti, peccatori, bugiardi, servili, vigliacchi, devoti, ... Sto parlando del popolo dei furbi che possono peccare all'infinito avendo poi l'assoluzione. C'è di più, e la cosa è testimoniata dalle vergognose indulgenze: più si è ricchi e potenti e più si può peccare perché maggiore è il perdono........................

domenica, aprile 11, 2010

L'uomo flessibile





- L'uomo flessibile -

Io domino perché mi muovo veloce,, sono fluido, elusivo, disimpegnato. Forse sono un po’ più furbo che intelligente; insomma, sono un uomo moderno. Ma
talmente moderno che sono convinto che la società non esiste! E se esiste…non me ne frega niente.

Mio padre aveva un lavoro
Col suo lavoro si sentiva sicuro
Peccato che non si sia accorto
Che stava arrivando arrivando il futuro.

Mio padre aveva un lavoro
Lavorava anche peggio di un mulo
Peccato che non si sia accorto
Che stava iniziando a sentirsi un po’solo.
Mio nonno era un tipo un po’ strano
Andava sempre un po’ avanti e un po’ indietro
Eh per forza ha passato la vita
Ha passato la vita a tirare l’aratro
Mentre io ho capito un po’ prima
Come vanno le cose del mondo
Del resto lo dicono tutti
Che chi nasce a galla non tocca mai il fondo

Sono l’uomo flessibile
Ho un riflesso incredibile
Sono l’uomo invisibile
Ho un pensiero infallibile
E ho una vita invidiabile
Va bè che tutto è opinabile
Mia moglie è sempre introvabile
E anche mio figlio è un po’ instabile

E adesso che ci penso bene
in tutta questa flessibilità
mi sembra che manchi qualcosa
Ma non so che cosa che cosa sarà
E adesso che ci penso bene
In tutta questa flessibilità
Può darsi che manchi qualcosa
Quel mezzo centimetro di felicità.

Mia nonna si alzava alle cinque
Non aveva problemi di sonno
Andava un po’ avanti e un po’ indietro
Per forza doveva seguire mio nonno.
Mia nonna aveva un pensiero
Di fare qualche volta all’amore
Ma mio nonno col suo avanti e indietro
Aveva un problema, un problema di cuore.
Mia madre faceva la madre
Una madre discreta ed attenta
Purtroppo ero troppo impegnato
Per riuscire a capire se è morta contenta.

Perché Io ho capito un po’ prima
Come vanno le cose del mondo
Del resto lo dicono tutti
Che chi nasce a galla non muore mai in fondo.

Sono l’uomo flessibile
Ho un riflesso incredibile
Sono l’uomo invisibile
Ho un pensiero infallibile
Ho una vita invidiabile
Va bè che tutto è opinabile
Anche l’amante è introvabile
Mio figlio è sempre più instabile

E adesso che ci penso bene
in tutta questa flessibilità
Può darsi che manchi qualcosa
Ma non so che cosa che cosa sarà
E adesso che ci penso bene
In tutta questa flessibilità
Mi sembra che manchi qualcosa
Quel mezzo chilometro di felicità.

Sono l’uomo flessibile…ah!

Carlo Fava

sabato, aprile 10, 2010

Maroni,non è illegale scaricare musica dal web


Web: Maroni,no illegale scaricare musica

Soluzione sito nazionale con sponsor che pagano diritti autore

(ANSA) - ROMA, 10 APR - Scaricare musica da Internet 'non la considero un'azione illegale'. Lo ribadisce il ministro dell'Interno Roberto Maroni.E sottolinea che lo scambio di file musicali non ha nulla a che vedere con la pirateria ricordando la soluzione che propone da tempo: un grande sito nazionale da cui si possa scaricare musica gratis legalmente con sponsor che pagano i diritti d'autore a chi la musica la fa e che ovviamente ha diritto ad essere pagato per questo.

Se domani non ritratta,anche lui ogni tanto dice una cosa giusta!

lunedì, aprile 05, 2010

Carlo Fava - L'ultima volta che ho visto i tuoi occhiali



Vedi come ci si mette a volte la vita; come una sentenza storta, un po’ di traverso e non ti fa passare né di qua né di là. Non ho più notizie di te, né tu di me.
Non so se era abitudine, consuetudine, se era dirsi le cose e stare bene.
So che era come se fosse stato per sempre.

E cosa c’è che non va, cos’è che non torna, cos’è che sta andando via?
Secondo me sono gli oggetti che complicano le cose, così inanimati, così fermi eppure piccoli irrinunciabili prolungamenti di noi stessi; se mettessimo in fila i nostri oggetti troveremmo le ore e i minuti di ogni cosa, di quando il tempo era solo davanti.

Sto guardando il mio lampadario nuovo ed è come se una luce amica mi sfiorasse; potremmo fare belle cose io e te! Mi viene da pensare, sotto questa luce, mi viene da considerare…
Ho comprato un lampadario nuovo talmente bello…
Potremmo fare dei bei discorsi io e te, mi viene persino da leggere sotto questa luce, mi viene quasi da riflettere.

Ma vedi come ci si mette la vita; come una sentenza storta, un po’ di traverso e non ti fa passare ne di qua ne di là.

L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
Eran sul tavolo della cucina
Eran nel cielo di una mattina
Eran nel rosso del nostro tramonto
Erano un saldo scambiato per sconto

L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
C’erano nuvole fuori quartiere
Eran finiti i posti a sedere
C’era il mercato nel posto sbagliato
E c’era il tuo cuore in pessimo stato

C’è un viaggio lungo c’è un viaggio breve
C’è una stazione in mezzo alla neve
C’è un treno che passa e si ferma al confine
C’è un doganiere che segue il suo cane

L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
Erano sporchi di carta carbone

Era un ricordo di un’altra stagione
C’erano idee di ogni ordine e razza
Che stavano immobili in mezzo alla piazza

L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
C’erano stelle senza cadere
C’era un passaggio di nuvole nere
C’era il mercato nel posto sbagliato
E c’era il mio cuore in pessimo stato

C’è un viaggio lungo c’è un viaggio breve
C’è una stazione in mezzo alla neve
C’è un treno che passa e si ferma al confine
C’è un doganiere che segue il suo cane

C’è un viaggio lungo c’è un viaggio breve
C’è una stazione in mezzo alla neve
C’è un treno che passa e si ferma al confine
C’è un doganiere che bacia il suo cane

Vedi come ci si mette a volte la vita; come una sentenza storta, un po’ di traverso e non ti fa passare nè di qua nè di là.
O così almeno mi sembra che sia.


domenica, aprile 04, 2010

Comunista


Testo di Roberto Roversi musicato e cantato da Lucio Dalla nell'album Cambio

Canto l'uomo che è morto
non il Dio che è risorto
canto l'uomo infangato
non il Dio che è lavato
Canto l'uomo impazzito
non il Dio rinsavito
canto l'uomo ficcato
dentro il chiodo ed il legno
un uomo che è tutta una croce
un uomo senza più voce
un uomo intirizzito
l'uomo nudo,straziato
l'uomo seppellito
Canto la rabbia e l'amore
dell'uomo che è stato vinto
canto l'uomo respinto
non l'uomo vincitore
Canto l'uomo perduto
l'uomo che chiede aiuto
l'uomo che guarda
nell'acqua del fiume
dove l'acqua conduce
L'uomo che accende una luce
o quello che trova la voce
Canto l'uomo che è morto
non il Dio che è risorto
canto l'uomo salvato
non l'uomo sacrificato
Canto l'uomo risorto
non il Dio che è lì morto
Canto l'uomo che è solo
come una freccia nel suolo
L'uomo che vuole lottare
e che non vuole morire
Canto Andrea del Vento
ragazzo di Crotone
che si fa avanti e racconta
la sua vita di cafone
Anch'io sono partito
piangevo alla stazione
e poi là nella neve
dove si poteva sperare
Non c'era l'onda del mare
Là,sono arrivato
anch'io mi sono fermato
Canto l'uomo che ascolto
con la voce distesa sul prato
Canto chi vuole tornare
non chi vuole fuggire
Canto Andrea che dice
quella era la mia terra
adesso la prendo e la mangio
Io,adesso la prendo e la mangio