venerdì, giugno 20, 2008

ANDARE CAMMINARE LAVORARE


ANDARE CAMMINARE LAVORARE
(Piero Ciampi - Marchetti - Pavone)

Andare camminare lavorare, andare a spada tratta,
banda di timidi, di incoscenti, di indebitati, di dispe-
rati. Niente scoramenti, andiamo, andiamo a lavora-
re, andare camminare lavorare, il vino contro il petro-
lio, grande vittoria, grande vittoria, grandissima vitto-
ria. Andare camminare lavorare, il meridione rugge, il
nord non ha salite, niente paura, di qua c'è la discesa,
andare camminare lavorare, rapide fughe rapide fu-
ghe rapide fughe.

Andare camminare lavorare
i prepotenti tutti chiusi a chiave
i cani con i cani nei canili
le rose sui balconi
i gatti nei cortili
andare camminare lavorare
andare camminare lavorare
dai, lavorare!

E che cos'è questo fuoco? pompieri, pompieri, voi che siete
seri, puntuali, spegnete questi incendi nei conventi,
nelle anime, nelle banche. Andare camminare lavora-
re, queste cassaforti che infernale invenzione, viva la
ricchezza mobile, andare camminare lavorare, anda-
re camminare lavorare. Lavorare, lavorare!

Andare camminare lavorare
il passato nel cassetto chiuso a chiave
il futuro al Totocalcio per sperare
il presente per amare
non è il caso di scappare
andare camminare lavorare
andare camminare lavorare
dai, lavorare!

Nutriamo il lavoro, alé! gli agnelli a pascolare con le ca-
pre fra i nitriti dei cavalli, questi rumorosi... vigilati tutti da
truppe di pastori, andare camminare lavorare. Niente
paura, azzurri, azzurri, attaccare attaccare, attacca-
tevi a calci nel sedere, la domenica tutti sul Pordoi a
pedalare. Lavorare pedalare lavorare, con i contanti
nell'osteria, con i contanti, con tanti tanti tanti tanti
auguri agli sposi! Andare camminare lavorare, la Peni-
sola in automobile, tutti in automobile al matrimonio,
alé! la Penisola al volante, questa bella penisola è di-
ventata un volante. Andare camminare lavorare...

mercoledì, giugno 18, 2008

Berlusconi e i disturbi ipomaniacali


Gironzolando in rete, tra i disturbi mentali ne ho trovato uno che,non sarà certo una novità,mi ricorda molto il bellachioma:
* autostima ipertrofica o grandiosità: è frequente che vengano raccontati fatti non corrispondenti al vero, circa la propria ricchezza, le proprie capacità, i propri successi in tutti i campi, dal lavorativo al sentimentale diminuzione del bisogno di sonno: il paziente non si sente mai stanco, possono bastare anche 3 ore di sonno perché sia pronto a ripartire con altre attività frenetiche spinta continua a parlare, estrema loquacità: vengono raccontate le cose più svariate, ricordi lontani affiorano alla coscienza e vengono narrati in un modo esaltato che spesso non li fa sembrare credibili anche in quei casi in cui lo siano fuga delle idee: l'ideazione è accelerata, la persona passa da un argomento all'altro in modo superficiale, anche solo per assonanza distraibilità: è praticamente impossibile far mantenere l'attenzione su un qualsiasi argomento con conseguenze sulla memoria recente aumento del coinvolgimento in attività finalizzate, agitazione psicomotoria: non essendo mai stanca la persona si muove continuamente e cerca continuamente nuove attività; non trovandone può spostare i mobili in casa o fare ripetutamente le stesse cose; aumentano le attività scolastiche, lavorative, sociali e sessuali eccesso di coinvolgimento in attività ludiche con potenziali conseguenze spiacevoli o dannose, di cui la persona non si rende conto: col suo ottimismo sfrenato la persona può intraprendere investimenti avventati, fare
spese al di sopra delle proprie possibilità, importunare persone appena conosciute e avere dei comportamenti sessuali sconvenienti.

lunedì, giugno 16, 2008

Io come persona

In un tempo di rassegnata decadenza
serpeggia la paura nascosta dall'indifferenza.
In un tempo così caotico e corrotto
in cui da un giorno all'altro ci può succedere di tutto.
In un tempo esasperato e incongruente
con tanta, tanta informazione che alla fine
uno non sa niente.

In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.

In un tempo dove il mito occidentale
nel momento in cui stravince è nella crisi più totale.
In un tempo che è forse peggio di una guerra
dove gli ordigni nucleari pian piano invadono la terra.
In un tempo dove milioni di persone
si massacrano tra loro
e non sappiamo la ragione.

Io come persona
io come persona
io come persona, completamente fuori dalla scena
io come donna o uomo
che non avverte più nessun richiamo
io che non capisco
e che non riesco a valutare e a credere
io che osservo il tutto
con il sospetto di non sceglier mai, di non sceglier mai, di non sceglier mai…

In un tempo sempre più ostile allo straniero
tutti i popoli del mondo stanno premendo sull'Impero.
In un tempo indaffarato e inconcludente
si alza minaccioso il sole rosso dell’oriente.
In un tempo senza ideali né utopia
dove l'unica salvezza è un'onorevole follia.

In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.

In un tempo dove tutto ti sovrasta
e qualsiasi decisione passa sopra la tua testa.
In un tempo dove il nostro contributo
la nostra vera colpa è solamente un voto.
In un tempo che non ti lascia via d'uscita
dove il destino o qualcuno ha nelle mani la tua vita…

Io come persona, io come persona
io coi miei sentimenti
coi miei traguardi quasi mai raggiunti
io con la mia fede che si disperde in infinite strade
io, stordito e spento, con lo sgomento di dover assistere
io, confuso e vuoto, e rassegnato a non schierarmi mai
a non schierarmi mai, a non schierarmi mai

[parlato:] In un tempo tremendo piano piano ti allontani dal mondo, ma con fatica, senza arroganza, come un uomo sconfitto che riesce a vivere solo

rifugiandosi nel suo piccolo mondo. Ma la salvezza personale non basta a nessuno. E la sconfitta è proprio quella di avere ancora la voglia di fare qualcosa

e di sapere con chiarezza che non puoi fare niente.
È lì che si muore, fuori e dentro di noi. Sei come un individuo innocuo, senza giudizi e senza idee. E se non ti si ferma il cuore è perché il cuore non ha

mai avuto la pretesa di pensare. Sei come un individuo impoverito e trasportato al capolinea, un individuo sempre più smarrito e più impotente, un uomo al

termine del mondo, ai confini del più niente.

Ma io ci sono, io ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora
io coi miei sentimenti ci sono, io coi miei sentimenti ci sono ancora
io con la mia rabbia ci sono, io con la mia rabbia ci sono ancora
io con la mia voglia di cambiare ci sono, io con la mia voglia di cambiare ci sono ancora.

Io ci sono, io ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora
io con le mie forze ci sono, io con le mie forze ci sono ancora
io con la mia fede, io con la mia fede ancora
io come donna o uomo ci sono, io come donna o uomo ci sono ancora.

Io ci sono, io ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono ci sono, ci sono, ci sono.

Gaber - Luporini

domenica, giugno 15, 2008

Andrea Pazienza


20 anni fa' moriva Andrea Pazienza,sicuramente uno dei più grandi fumettisti,termine molto riduttivo,italiani.

Biografia

Nasce a San Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956.
Dopo l'infanzia passata a San Severo, un paese nella piana pugliese, nel 1969, all'età di 13 anni, si trasferisce a Pescara dove frequenta il Liceo Artistico e successivamente partecipa al Laboratorio Comune d'Arte Convergenze.
Terminati gli studi liceali si iscrive al DAMS di Bologna.
Nel marzo del 1977 la rivista Alter Alter pubblica la prima puntata del fumetto Le Straordinarie Avventure di Pentothal, vero manifesto della situazione giovanile bolognese in quel periodo. Nell'inverno dello stesso anno partecipa al progetto della rivista di cultura e fumetti underground Cannibale, iniziando la collaborazione con Stefano Tamburini, Filippo Scozzari, Massimo Mattioli e Tanino Liberatore. Partecipa all'esperienza editoriale della rivista Il Male e successivamente a quella di Frigidaire, sulle cui pagine nel 1981 appare il suo personaggio simbolo: Zanardi.
Collabora in seguito alla testata Tango de L'Unit� e al quindicinale indipendente Zut, mentre continua a scrivere e disegnare storie per riviste quali Corto Maltese e Comic Art. Disegna inoltre manifesti di cinema e di teatro (sua è l'immagine della locandina del film La Città delle Donne di Federico Fellini), scenografie, costumi e abiti per stilisti, cartoni animati, copertine di dischi (per la PFM, Claudio Lolli, Roberto Vecchioni), pubblicità.
Nel 1984 Pazienza si trasferisce a Montepulciano, dove realizza alcune delle sue opere fumettistiche più importanti:
Pompeo, Campofame, Storia di Astarte.
Nel 1986 si sposa con Marina Comandini. Ha collaborato anche a varie iniziative editoriali a sfondo sociale fra cui L'Agenda Verde della Lega per l'Ambiente. Andrea Pazienza muore per overdose a Montepulciano nella notte tra il 15 e il 16 giugno del 1988.
In sua memoria a Cremona è stato istituito il Centro Fumetto Andrea Pazienza.
Ho preso a prestito la biografia da:http://www.chiche.fr/pazienza.htm

giovedì, giugno 12, 2008

E Thor ricicla tutta la munnezza


Un interessantissimo articolo sulla possibilità di riciclare l'immondizia a costi bassi e senza inquinare

...........“Un combustibile utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico, compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse”. Allora? Profeta in terra straniera? Sì. Thor, l’impianto autonomo, infatti, è sbarcato negli Stati Uniti, dove evidentemente i rifiuti sono più lungimiranti e volentieri si fanno riciclare, rielaborare, riutilizzare e plasmare per una buona causa. Ma restiamo tra le mura di casa. I rifiuti siculi non sono da meno, adottano il dio da qualche mese per uno smaltimento che raggiunge le otto tonnellate l’ora, senza necessità di parcheggiare le sostanze in attesa di smaltimento. Meccanico e perciò stesso utilizzabile quando serve, ovvero niente stoccaggio e niente cattivi odori, meglio di un detersivo.............
L'intero articolo lo trovate qui:
http://albertdaily.blogspot.com///

Scemo+scemo.


Chissà perchè dopo aver visto l'incontro tra bush e berlusconi mi è venuto in mente il titolo di questo film!

lunedì, giugno 09, 2008

INDIFFERENTI


INDIFFERENTI

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani" . Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti,è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo,
tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne reoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

giovedì, giugno 05, 2008

Almirante e la strage di Peteano


Il sempre attento Roberto Renzetti segnala nel suo sito una dimenticanza di molti nel ricordare il fascista almirante:
In molti hanno scritto dell'Almirante antisemita e dell'Almirante massacratore repubblichino e ci vuole un tir di Maalox (o lo stomaco di Veltroni, "nulla fermerà il dialogo con il PDL") per mandarlo giù.
Ben pochi invece si sono soffermati sul fatto che Giorgio Almirante fu amnistiato solo perché ultrasettantenne dal reato di favoreggiamento aggravato agli autori della strage di Peteano, nella quale tre carabinieri furono fatti saltare in aria.
Giorgio Almirante, il grande statista al quale Gianfranco Fini rende omaggio e Gianni Alemanno vuol dedicare una strada romana, per la legge italiana è dunque un terrorista complice dell'assassinio di tre carabinieri. Ecco tutta la storia.
Il seguito quì: http://www.fisicamente.net/portale/modules/news2/article.php?storyid=336
PS: Come mi è stato fatto notare nei commenti l'articolo è stato scritto da Gennaro Carotenuto:
http://www.gennarocarotenuto.it

Borghesia venne incisa da Claudio Lolli nel 1972, contenuta nel disco Aspettando Godot ed è certamente la più conosciuta di quell'album.Certo ascoltandola oggi risente un po' degli anni ma, nonostante tutto quello che è cambiato nel mondo,la borghesia sembra rimasta immutabile nel tempo.Da you tube ho scaricato il video,ringrazio chi l'ha creato.


Borghesia

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Sei contenta se un ladro muore se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia rinunciando all'osteria
cosi grigia così per bene, ti porti a spasso le tue catene.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Godi quando gli anormali son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore, chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
sempre lì fissa a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.
Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia il vento un giorno ti spazzerà via.

martedì, giugno 03, 2008

Conflitto


Assalti Frontali - Conflitto


non so se saprei vivere in pace
solo il conflitto continuo
tra i modi di vita
indica una via d'uscita

non so se saprei vivere in pace
in questo nostro gonfio mondo
il conflitto è il succo
il conflitto
malgrado lo spettacolo
tra modi di vivere la vita è una ferita amica
dolce compagna
come ogni donna
cresciuta imparando in fretta a stare sempre attenta
amo pensarti camminare al buio sola a testa alta per le vie di Roma
ma non sarà così
lo sai
sarà la stessa storia
in giro per l'Italia
un altro stupro a sera
e sarà tua la colpa pure
vero
non dovevi uscire sola per la strada
senza una pistola in tasca da ficcargli in gola
avrà rispetto almeno
sarà un esempio almeno
così è fatto l'uomo
e mi sorridi
per un secondo solo
ma vorrei vivere in pace mi dici

cosa possiamo fare?
la ragione del più forte è la ragione migliore
pare
Forza Italia
forza stronzi
forza d'animo ci vuole
oggi esco dal villaggio come a un corpo a corpo
cosa possiamo fare?
voglio essere sereno
voglio crederci nell'essere umano
strano
che razza di pensiero
proprio oggi che mi sento così fuori mano
cosa possiamo fare?

non so se saprei vivere in pace
solo il conflitto continuo
tra modi di vivere la vita
indica una via d'uscita

sono figlio del sogno del comunismo
non posso vivere in pace mi dici
vorrei abbracciarti stretta
questo è il mondo in cui viviamo non si scappa
ma scenderemo in un milione di persone in piazza
vedrai
cammineremo a mezzo metro da terra per la gioia
solo il conflitto continuo tra modi di vita
indica una via d'uscita
non ho un lavoro
né so proprio se ne avrò mai uno umano
ho messo pure la mia brava scheda chiusa nell'urna
ma non è servito a nulla
era chiaro
sapete
è imbarazzante per noi sentirvi urlare così piano